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Una nuova storia arriva dall’Ucraina, però questa volta no dalla capitale ma dall’importante città di Odessa dove c’è Sergej, gestore di un ristorante italiano nonché uno dei locali LGBT più di voga ad Odessa, il Libertine, insieme ai suoi amici: Igor, Anja e Teresa.
In questo periodo, ahimè, non può utilizzare il Libertine come punto di svago soprattutto perché da quando è stata varata una legge marziale che vieta la vendita di alcolici, ma con i suoi amici ha deciso di preparare da mangiare per la guardia civile e per i militari di guardia nei check point della città.
Sergej è nato in Moldavia, in Transnistria, zona da cui si pensa che Putin attacchi per prendersi Odessa.
“Lì la vita per un gay era terribile. Non potevo dirlo a nessuno, solo mia madre lo sapeva. Così, quando avevo 19 anni me ne sono andato, anche perché metà della mia famiglia è ucraina".
Poi c’è Alexj, che lavora per la Projector, una ong che ha l’obiettivo di tutelare i diritti LGBT ucraini, afferma che sia Odessa sia Kiev sono due città molto tolleranti rispetto al resto Paese.
E come le tante storie che ci arrivano dall’Ucraina da quel fatidico 24 febbraio, tutti gli attivisti e le persone della comunità LGBT ha il timore che possa arrivare una legge contro la propaganda gay che vige in Russia, o che vengano portati in campi di concentramento o addirittura uccisi.
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