Una task force del governo malese ha proposto emendamenti alla legge della Sharia

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Venerdì una task force del governo malese ha proposto emendamenti alla legge della Sharia che consentirebbero di intraprendere azioni contro tutti coloro che insultano l’Islam e “promuovono lo stile di vita LGBT” sui social network.

Come sappiamo, la legge islamica che vige in Malesia considera illegali sia la sodomia che gli atti tra persone omosessuali anche se le condanne sono una rarità.

Gli emendamenti alle leggi penali della Sharia sono stati proposti a causa di diversi post sui social che celebrano la comunità LGBT e il Pride Month.

“Abbiamo scoperto che alcuni partiti hanno caricato status e grafiche che insultavano l’Islam sui social media nell’impegno di promuovere lo stile di vita LGBT” così Ahmad Marzukshaary, viceministro responsabile degli affari religiosi.

La Malesia ospita 32 milioni di persone e i musulmani di etnia di malese costituiscono il 60% della popolazione. Il sistema legale è a doppio binario, con le leggi penali e familiari islamiche applicabili ai musulmani che si affiancano alle leggi civili.

La task force del governo, volta ad affrontare le questioni LGBT, identificherà anche i vincoli affrontati dai funzionari nell’agire e produrrà linee guida per la gestione dei reclami. La task force comprende rappresentanti del Dipartimento per lo sviluppo islamico del Paese, del Ministero delle comunicazioni e dei multimedia, dell’Ufficio del procuratore generale e della Polizia.

Inoltre questa proposta arriva anche a causa della crescente intolleranza verso la comunità LGBT negli ultimi anni, ad esempio nel 2019 un ministro ed altri gruppi musulmani hanno protestato dopo che gli attivisti LGBT hanno partecipato ad una marcia per la giornata internazionale della donna e nello stesso anno, 5 uomini furono condannati al carcere, alla fustigazione e multati solo per aver tentato di avere rapporti omosessuali.

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