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La notizia di questa sera arriva dal Botswana, dove il presidente Mokgweetsi Masisi ha invitato i rappresentanti della comunità LGBT ad assicurare loro che avrebbe rispettato la decisione della corte e tutelato i loro diritti.
“Chiediamo e ci aspettiamo che tutti rispettino le decisioni del nostro tribunale”.
Inoltre ha assicurato loro che il suo ricorso legale, respinto nel novembre 2021, era stato motivato da preoccupazioni politiche e non da animosità nei loro confronti, ricordando che “viviamo in una società piuttosto conservatrice”.
Queste sono le parole importanti dette dal presidente a Legabibo e segna una svolta importante in Botswana.
Cinque anni fa, il gruppo Legabibo è dovuto andare in tribunale per aggirare il divieto governativo di esistere. Nel 2019, un tribunale di Goborone, la capitale del Botswana, ha ordinato la modifica delle leggi che punivano le relazioni omosessuali, definendole “reliquie dell’era vittoriana che opprimono una minoranza”.
Questo giudizio, salutato come storico a livello internazionale, era atteso con impazienza in tutto il continente africano dove l’omosessualità resta illegale in più della metà dei paesi subsahariani (eccetto Lesotho, Mozambico, Angola e Seychelles, oltre al Sudafrica che consente il matrimonio gay). Ma il governo ha impugnato questa decisione nell’ottobre 2021, ritenendo che questa questione politica doveva essere decisa dal Parlamento e non dalla giustizia.
I cittadini gay del Botswana hanno vissuto a lungo nella costante paura di essere scoperti o arrestati, portando molti alla depressione, a comportamenti suicida, alcolismo o tossicodipendenza.
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