Buon sabato miei cari lettori e benvenuti all’appuntamento dedicato ai libri non a tema LGBT+.
Oggi vi consiglio: “Il diavolo sulle colline” di Cesare Pavese edito Einaudi.
Pubblicando nel 1949 questo romanzo, insieme a Tra donne sole e La bella estate, Pavese stesso scrisse queste parole di presentazione:
“Un volume, tre romanzi. Ciascuno di essi potrebbe da solo far libro. Perché La bella estate, Il diavolo sulle colline, e Tra donne sole escono insieme? Non è quel che si chiama trilogia. Come già per i due pezzi di Prima che il gallo canti, si tratta di un clima morale, un incontro di temi, una temperie ricorrente in libero gioco di fantasia. Per quanto ricchi di aperture paesistiche – e Il diavolo sulle colline si chiede addirittura nella sua impostazione che cosa siano natura e campagna – sono tre romanzi cittadini, tre romanzi di scoperta della città e della società, tre romanzi di giovanile entusiasmo e passione e sconfitta. Un tema ricorrente in ciascuno dei vari intrecci e ambienti è quello della tentazione, dell’ascendente che i giovani sono tutti condannati a subire. Un altro è la ricerca affamata del vizio, il bisogno baldanzoso di violare la norma, di toccare il limite. Un altro, l’abbattersi della naturale sanzione sul più colpevole e inerme, sul più ‘giovane’”.
TRAMA: Il diavolo sulle colline venne scritto da Cesare Pavese nel 1948 e pubblicato l’anno seguente con altri due ‘romanzi brevi’.
Nel Il diavolo sulle colline, come scrisse allora Arnaldo Bocelli, Pavese riprende il tema dell’estate e lo svolge con crescente larghezza, raccontandoci le vacanze di tre giovani amici trasferitosi dall’accidia della città all’ozio, fervido e suggestivo per l’attività che li circonda, della campagna. E questa campagna, questa natura, essendo quelle del suo Piemonte, delle sue colline torinesi, ecco che il fondo autobiografico, di memoria lirica dell’infanzia e adolescenza, proprio di Pavese, appare subito impegnato nel vivo. La varia esuberanza dei tre amici, nello loro gite, incontri, scoperte e avventure d’ogni giorno e d’ogni ora; le loro stesse figure, e ciascuna in sé e più nel loro giuoco e nel loro coro; e quel paese, quella casa ospitale, quei familiari, quei contadini così umani ed antichi, e soprattutto quelle luci, quegli odori, sapori e afrori di terre, cieli e acque, trovano di nuovo in Pavese un evocatore sobrio di tinte quanto ricco di impasti, di sfumature, e che della descrizione stessa riesce a far racconto. Qui il lungo tirocinio di Pavese, le sue strenue ricerche espressive, danno i loro frutti migliori.
360°NewsGay vi dà appuntamento a sabato prossimo per un nuovo libro e a domani con la rubrica “Viaggiando a 360°”.
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