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Ingvar Kamprad all’età di 7 anni girovagava per le strade del suo villaggio alla ricerca di nuovi clienti.
Quel ragazzo che sognava di aprirsi un’attività tutta sua, riusciva a raccogliere pian piano sempre più soldi diversificando la sua merce. Pesce, semi, matite, foglie ed altri oggetti decorativi. Grazie a questo modo di fare riesce a diventare socio di un’azienda della zona, poi arriva l’illuminazione.
Nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, decide di scrivere il nome della sua azienda: Ikea.
Ebbene sì, Ingvar Kamprad è il creatore, fondatore dell’azienda che oggi conta 420 negozi in tutto il mondo, grazie e soprattutto alla vendita di mobili con prezzi imbattibili e con una sola parola d’ordine: “FFF”, cioè caratteristica, forma e facilità.
Un’azienda che oltre ad essere il leader del mobile è anche molto vicina ai dibattiti sociali. Infatti il marchio sostiene diverse cause, tra cui quella della comunità LGBTQ+. E come lo fa? Semplicissimo, ha deciso di raccogliere fondi e sostenere una fondazione, sostituendo le sue vecchie borse blu con quelle arcobaleno che sono disponibili per combattere le disuguaglianze.
Con ogni shopping bag acquistata, più del 50% viene donato alla Federazione Nazionale L’Autre Cercle, che opera a favore dell’inclusione delle persone LGBT nel mondo del lavoro.
Ikea riesce a far scalpore anche quando non ne ha intenzione. Infatti un cliente di Glasgow è riuscito in qualche maniera ad entrare in contatto “con il figlio di Dio”, questo grazie ad una semplice illusione ottica che i motivi del legno sul portone dell’azienda gli ha dato. Così il giovane ha deciso di pubblicare l’illusione su Internet, chiedendo che impressione avessero le altre persone.
A voi cosa sembra?
Invece per quanto riguarda l’acronimo di IKEA, le prime 2 lettere corrispondono alle inziali del nome e del cognome di Ingvar Kamprad mentre la terza alla fattoria dei suoi genitori e la quarta al suo villaggio.
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